lunedì 30 giugno 2014

NOI CHE ABBIAMO L'ANIMO LIBERO

Sovente ci vengono riportate situazioni di oppressione, di schiavitù, di diritti negati, di violenze perpetrate da chi è più forte. Anche i blogger, a volte,  si dolgono, a torto o a ragione, di mancanza di libertà assoluta.....

NOI CHE ABBIAMO L'ANIMO LIBERO
Noi blogger siamo gelosi del nostro modo di pensare, agire, scegliere. Non desideriamo che altri intervengano sui nostri gusti e sulle piccole scelte  che vogliamo fare quotidianamente nel nostro blog . 
Ma esiste la libertà? È possibile la libertà in community?   Il limite è sempre presente qui come nella vita. 
Per acquistare la libertà è necessario accettare di avere dei limiti. 

Il pretendere che le mie idee, i miei modi di fare, il mio giudizio siano insindacabili, ci rende oppressori. È importante giocare la nostra libertà, anche convivendo con il limite.  
Bisogna, in particolare, abbandonare la drammatica tensione  individualistica che non può concepire né infinito né bellezza né felicità senza dire "mio", senza possesso, senza lotta e senza  competizione.  

Libertà è accoglierci reciprocamente e con semplicità, come siamo.

domenica 29 giugno 2014

Nella vita tutto torna


Tutto torna

Nella vita tutto torna.
Immagino che non sia la prima volta che senti pronunciare questa frase.
Magari l’hai ripetuta molte volte anche tu stesso, in diversi momenti e per i più svariati motivi.
Io sono convinto che la nostra vita sia un “cerchio” e che, in un modo o nell’altro, quello che dai torna indietro.
Forse non nel senso stretto del termine, o non nel modo in cui certe persone – piuttosto frettolose nel giudicare – potrebbero pensare.
Se do 100€ ad una persona, forse nella vita non le riavrò mai indietro.
Ma forse riavrò indietro altro: energia, nel senso più ampio del termine.
Il problema non è cosa e come torna indietro.
Il problema è l’aspettativa.
Ragazza urlante
Nooo Cicci al concerto no…
Un nemico subdolo e strisciante, più dannoso di Cicci D’Alessio al concerto del Primo Maggio…

La C o la Q?

Guardati bene allo specchio e chiediti se quando sei gentile con qualcuno lo sei e basta, con il Cuore, oppure lo sei e ti aspetti che lui ricambi in qualche modo, e quindi lo sei con il Quore.
Qual è la tua motivazione reale?
Sei una C, e quindi lo fai per riempire il cuore di altri, e poi il tuo?
Oppure
Sei una Q, e lo fai perché vuoi che quel gesto ti venga riconosciuto?
Mmm… non hai capito chi siano le persone Q? Hai presente quelle che fanno un gesto cortese – aprire la porta a qualcuno, cedere il posto ad un anziano sul bus, ecc. – e poi si incazzano perché chi lo riceve non ringrazia? Ecco…
Sicuramente quello Q può sembrare un atteggiamento “normale”, ma chi mi conosce sa anche che la parola “normale” non ha grande spazio nel mio vocabolario. ;-)
Eh, ma Panda… se faccio qualcosa per qualcuno, è giusto che lui mi ringrazi!
Giusto…
Giusto per chi? :-)
Giusto perché da piccolino ti hanno insegnato che si ringraziano le persone?
Giusto perché se ti comporti male vai all’Inferno?
Giusto perché altrimenti ti senti in colpa?
Sarebbe bello avere una computer abbastanza potente per tenere il conto di quanti casini hanno combinato le parole “giusto” e “sbagliato”, nel mondo. Altro che “stragi del sabato sera”…
Dare senza aspettarsi di ricevere, ecco il primo segreto.
Che non vuol dire assolutamente “dare sapendo che l’altro non farà mai niente per te”.
Il discorso è molto più semplice ed allo stesso modo molto più potente: nel tuo cuore e nella tua testa il pensiero di ricevere non è proprio presente. Quando dai sei nel famoso “qui ed ora” e c’è spazio solo per quello che fai.
Il secondo segreto invece é molto più difficile da applicare, e per esprimerlo userò le parole di una persona piuttosto nota, che un bel giorno disse:
Perché stai a guardare la pagliuzza nell’occhio di tuo fratello e non ti accorgi della trave che hai nel tuo?
X Factor: sto arrivando!
X Factor: sto arrivando!
Ti avverto però che non ho alcuna pretesa né di redimere anime, né di farmi crocifiggere per i tuoi peccati, anche perché ogni volta che vedo la pubblicità di X-Factor vorrei compiere un peccato carnale utilizzando un remo da gondola.

Fin da piccoli ci hanno sempre tartassato le menti con la tiritera che non si deve essere egoisti, che non bisogna pensare solo a sé stessi ma anche agli altri e blablabla…
Benissimo.
Ottima idea, ci mancherebbe.
Ed applicando lo stesso metro di giudizio, non è forse essere egoisti anche pretendere che qualcuno si comporti come noi vogliamo che faccia? :-)
Invece io ti dico di essere veramente egoista, ma non nel senso che ti hanno propinato finora.
Essere egoista in una maniera utile, efficace e, soprattutto, ecologica – nel senso di impatto positivo sull’ambiente in cui vivi.
Insomma, egoista alla Pandamaniera:
Concentrati su ciò che tu puoi fare per migliorare il mondo intorno a te, e lascia scorrere gli “errori” che credi di vedere negli altri.
Come puoi notare, ho parlato di errori che credi di vedere. Perché il fatto che siano errori per te, caro amico, è totalmente ininfluente per quel che riguarda il Destino del Mondo… :-)
Quello che tu credi errato, per quanto possa sembrarti maiuscolo ed inconfutabile, per altri può essere totalmente e magnificamente corretto.
Quindi metti il focus su di te e su quello che tu puoi fare.
Il resto buttalo nel cesso e tira l’acqua almeno 3 volte. ;-)
Io credo che se ognuno di noi facesse un solo piccolo gesto verso un’altra persona, un gesto totalmente disinteressato, perché dettato dal Cuore, si creerebbe una vera e propria “Onda Energetica Positiva” che potrebbe aprire molti cuori.

Essere gentile senza aspettativa ti permetterà di percepire intorno a te un’energia totalmente diversa.
Ti permetterà di vivere nel Cerchio.
Ti permetterà di notare quello che “torna indietro”.
Che poi, di Cerchio ne avevo già parlato in un mio vecchio articolo, che puoi trovare qui: http://www.effettopanda.com/pandarticoli/il-potere-della-gratitudine
Se vuoi vedere cosa succede quanto “tutto torna”, guarda il video alla fine dell’articolo.
Guardalo con il Cuore, quello con la C.
Fai caso a come reagisce ognuna delle persone che “riceve”.
E poi… agisci.
Io mi commuovo ogni volta che lo vedo.
Lo so, lo so… sono un vecchio Panda sentimentale.
E adesso muoviti, prima che mi incazzi. :-D 


http://www.effettopanda.com/motivazione/nella-vita-tutto-torna

COSA POSSO FARE PER AIUTARE GLI ALTRI?

Spesso mi viene posta questa domanda, alla quale mi piace rispondere "Lavora su te stesso".
Il percorso verso la consapevolezza è faticoso e richiede, soprattutto all'inizio, determinazione a non arrendersi, infinita pazienza, grande umiltà (necessaria a rimettersi in discussione) e disciplina. Strumenti alla nostra portata se sostenuti dalla volontà. 

Non si tratta di un percorso semplice e dipende in modo determinante dal nostro tempo di maturazione individuale, dalla  nostra personale capacità di auto analisi e disponibilità al cambiamento. Risulta evidente che questi strumenti non possano derivare da una fonte esterna. Non è possibile fare questo lavoro al posto di qualcun altro o costringere qualcun'altro a farlo contro la sua volontà.
 
Si può però segnare un cammino, offrire un esempio con la propria presenza consapevole.
Gandhi diceva: "Sii il cambiamento che vuoi veder avvenire nel mondo".
Non posso che condividere le sue parole con tutto il mio cuore.

sabato 28 giugno 2014

La timidezza

di Chiara Svegliado

Che cos’è la timidezza?

E’ quasi impossibile definirla. Innanzi tutto perché un timido è un insieme di elementi molto complessi, inoltre perché esistono diverse tipologie di timidezza. In linea generale si possono distinguere: i timidi propriamente detti, la cui timidezza costituisce un aspetto permanente del carattere; i timidi temporanei che soffrono di crisi periodiche di timidezza, generata da circostanze diverse; i grandi timidi o “sociofobi”, che soffrono di una forma di timidezza estrema, tale da annullarne totalmente o quasi la personalità e gli atti personali.
E’ necessario distinguere le circostanze che provocano la timidezza: una persona può essere ad esempio particolarmente timida nei confronti dell’altro sesso o dell’autorità. Nel caso sia l’autorità ad intimidire, è necessario approfondire sotto quale forma essa si presenta: religiosa, sociale o artistica; oppure, l’autorità può essere rappresentata da una persona che ricopre un determinato ruolo nel contesto relazionale a cui appartiene il timido (il padre, il capoufficio, l’insegnante, ecc..).
Per esempio, molte persone sono timide di fronte ad un’uniforme (soprattutto quella di un poliziotto). La ragione risiede nel fatto che in questo caso, l’uniforme rappresenta una barriera, un’impossibilità a discutere e a farsi comprendere. Di fronte all’individuo che indossa un’ uniforme, l’interlocutore timido prova un senso di impotenza e di frustrazione. Le reazioni che ne derivano possono essere quindi di svariata natura e sono comunque da leggersi tutte come forme di compensazione: di umiltà, scortesia, grossolanità, aggressività.
La stessa forma di timidezza contraddistingue alcune persone brillanti nel momento in cui debbano relazionarsi con persone poco intelligenti. Questo avviene perché la stupidità, per una persona intelligente, rappresenta anch’essa una barriera, un muro, in quanto rappresenta l’impossibilità a comunicare. Impossibilità, per la persona intelligente, di parlare lo stesso linguaggio di chi gli sta di fronte e quindi di farsi capire. La persona intelligente e timida nutre inconsciamente il timore di provare dei sentimenti di umiliazione e di frustrazione senza alcuna possibilità di rivalsa.
E’ evidente dunque che alla base della timidezza c’è sempre un sentimento di frustrazione e di inferiorità nel relazionarsi con gli altri.
Essa è come un tronco sul quale possono innestarsi innumerevoli rami: molto spesso questo disagio nasconde un senso di colpa, un’autopunizione o un’omosessualità (latente o reale).
Mentre è difficile che un timido si senta a disagio standosene a casa da solo, il problema insorge quando si trova in presenza di altri, oppure, alla sola idea di un possibile contatto. In questo caso, tre sono fondamentalmente i rischi ai quali egli si sente esposto e che possono tradursi nel: 1) timore di non riuscire a controllare l’intensità del proprio disagio nei diversi contesti sociali; 2) timore di non controllare i segni visibili e fisiologici del suo disagio (rossore, difficoltà di espressione e così via..); 3) timore di essere respinto, come naturale conseguenza del suo sentirsi a disagio.

Le manifestazioni della timidezza

Nel momento in cui è colpito da una crisi, diverse sono le manifestazioni fisiologicheche caratterizzano il timido: disturbi della secrezione (traspirazione, soprattutto delle estremità, mancanza di saliva; deglutizione anormale); dilatazione dei vasi periferici: il rossore al viso; costrizione dei vasi periferici: il pallore del volto; disturbi della parola e della respirazione: contrazioni del torace, corde vocali rigide che implicano parola strozzata, respiro corto, balbuzie, respirazione aritmica, cambiamento di voce che talvolta è molto bassa ed incomprensibile; rigidezza muscolare: incapacità di coordinare volontariamente i movimenti, esitazione, movimenti involontari, facilità ad inciampare, a rompere oggetti, mancanza di equilibrio; tremolio alle dita; contrazioni cardiache: sensazioni che il cuore stia per cedere; spossamento, sudore, stato di passività una volta terminata la crisi di timidezza.
Alla base di queste manifestazioni fisiologiche, vi sono delle manifestazioni psicologiche che sono le più numerose e che accomunano tutte le diverse forme di timidezza: innanzitutto si restringe in modo considerevole la capacità di osservazione e il campo della coscienza. Una cosa soltanto infatti colpisce il timido: la circostanza che lo intimidisce. Al di fuori di questo egli non sente niente, non vede niente e non osserva niente; ne è un esempio il conferenziere che, dopo la conferenza, ignora di aver saltato alcuni pezzi del suo testo.
Di conseguenza, diventando impossibile una reazione immediata, il timido si sente completamente paralizzato, e come se fosse all’improvviso privo di intelligenza, reagisce in un modo assurdo ed impacciato. Molto spesso infatti una persona intelligente e timida, può apparire stupida. Al contrario, la circostanza che ha generato la timidezza è osservata con implacabile acutezza. Nel cervello dei timidi si fissano i più minimi dettagli, le piccole impressioni; ed è solo su questo materiale che il pensiero torna senza sosta a rimuginare.
La paura può essere avvertita come un’oppressione interna spaventosa insieme alla sensazione di soffocare e può anche essere seguita da intontimento e da inerzia; si fa forte il desiderio di fuga e il tentativo di respingerlo non fa che aumentare la paura. Qualsiasi attività di ritirata viene così esclusa e il timido prova dentro di sé la paura di un animale in gabbia.
Questa sofferenza può essere generata anche alla sola idea di dover affrontare una situazione che si conosce e che si considera pericolosa, come ad esempio il rifiuto di partecipare ad una riunione, ad un pranzo, o ad un appuntamento: il rifiuto anticipato di tali situazioni fa spesso scatenare nei timidi dei malesseri fisici, come per esempio falsi raffreddori per vasodilatazione, mal di stomaco per contrazioni, male al cuore per contrazioni cardiache.
Esistono inoltre le cosiddette forme di timidezza localizzata, legate per lo più all’aspetto fisico: quante volte ci è capitato di sentire frasi come queste:” sono diventato timido perché troppo grasso, perché ho i capelli rossi, perché ho il naso grosso”.
In tutti questi esempi, le cause della timidezza sono rivelate dalle stesse persone, inconsapevoli tuttavia del fatto che non sono delle vere cause. Spesso infatti si cerca inconsciamente di ricondurre l’origine della propria timidezza a qualcosa che crediamo sia una discriminante nel momento in cui dobbiamo farci accettare dagli altri. Queste persone dunque, sebbene siano veramente timide, cercano di attribuire ad un proprio difetto la responsabilità della loro timidezza, allo scopo di giustificarla. La timidezza di base tuttavia, va ricercata in altre direzioni.

Tipologie di timidezza 

All’Ospedale Sainte – Anne, a Parigi, psichiatri e psicologi clinici hanno censito cinque grandi classi di timidezza, che si manifestano in relazione alle situazioni più temute. Le due più frequenti sono la timidezza di azione e la timidezza di prestazione:

  • Timidezza d’azione: è la paura di disturbare l’altro. I timidi di azione non vorrebbero contraddire gli altri per nessun motivo; non vorrebbero mai trovarsi a dover prendere un’iniziativa che potrebbe metterli a rischio di tradire un disaccordo da parte loro. A proprio agio in pubblico, non si oppongono mai. Rifuggono le discussioni, evitano di porre domande precise durante le conversazioni. La loro paura del conflitto riflette il timore di essere poco stimati.
  • Timidezza di prestazione: è l’impressione ossessiva e paralizzante che gli altri siano lì per giudicarci. L’esposizione di fronte ad una classe, la lettura di un testo durante un matrimonio sono situazioni che mettono alla prova. Questa forma di timidezza inizia a manifestarsi sui banchi di scuola, con la paura di fare domande in classe. Timidezza del quotidiano: gli incontri con un vicino, o il semplice fatto di andare al lavoro e di chiacchierare con i colleghi possono essere un supplizio. I timidi del quotidiano temono sguardi, silenzi, situazioni di stasi cui sembra aprirsi un baratro tra loro e l’interlocutore. Il massimo del disagio consiste nel percorrere un tragitto in automobile con una persona che non si conosce molto bene. Senso di paralisi, sudorazione e tensione interna riflettono questa paura di non “saper fare conversazione”.
  • Timidezza della rivelazione di sé: in questo caso la paura riguarda il territorio del personale. I timidi della “rivelazione di sé” sono a proprio agio con le conversazioni quotidiane, ma si bloccano quando si sfiora la loro vita personale. Li si conosce da anni, e ci si rende conto tutto d’un tratto di non sapere nulla di loro.
  • Timidezza di visibilità: questa timidezza corrisponde all’angoscia di trovarsi a incrociare sguardi. Il timido di visibilità detesta, per esempio, passare davanti ad un caffè all’aperto con le persone sedute ai tavoli.

La sociofobia 

Una forma estrema di timidezza è la sociofobia: appartengono a questa categoria le persone angosciate di ritrovarsi in mezzo alla gente.

Generalmente i timidi appartenenti a questa categoria soffrono in silenzio, paralizzati dalla paura degli altri e dall’immagine che potrebbero dare di sé. Questi individui, chiamati anche sociofobi, sono circa il 5% della popolazione, per la maggioranza donne. Pur essendo stata sottovalutata per molti anni, oggi questa condizione, visto l’elevato grado di penalizzazione e diffusione, viene riconosciuta dalla psichiatria come una vera e propria malattia.
Si parla di fobia sociale quando una persona ha paura di affrontare lo sguardo altrui ed è colta dall’ansia prima di qualsiasi contatto con estranei; durante l’incontro si angoscia a tal punto da giungere al panico estremo e si sente, alla fine del confronto, umiliata e piena di vergogna.
I sociofobi temono infatti qualsiasi incontro: con un vicino, un negoziante o un collega, a prescindere dal fatto che abbiano a che fare con più persone o con un solo interlocutore. Sebbene il prendere la parola ad una riunione sia la situazione più temuta, essi hanno tuttavia anche paura di essere osservati nelle situazioni più comuni: mentre mangiano, mentre camminano per strada o scrivono. Hanno la sensazione di essere sempre al centro dell’attenzione anche se razionalmente riconoscono che non è sempre così e si sentono privi di ogni protezione di fronte agli altri. Il sociofobo si sente sempre giudicato negativamente dagli altri in qualsiasi situazione e questi giudizi negativi riflettono la visione che egli ha in realtà di se stesso.
Questa autosvalutazione può essere focalizzata su un generale senso di inferiorità o sulla paura di rivelare la propria emotività.
La paura aumenta quanto più si evitano le situazioni che sono causa di ansia. Come in tutte le fobie evitare le circostanze temute fa aumentare il timore di trovarcisi, instaurando un circolo vizioso da cui si ha difficoltà ad uscire.
E’ impossibile, o quasi, tenersi lontani da tutte le situazioni sociali ma i sociofobi cercano in tutti i modi di sottrarsi alle occasioni di contatto, scegliendo professioni in cui i rapporti con gli altri sono ridotti al minimo e inventando pretesti per non essere coinvolti in attività di gruppo.
Quando si trovano in presenza di estranei non rivolgono loro la parola e cercano in tutti i modi di non incrociarne lo sguardo. Di loro si pensa spesso che siano freddi, eccentrici, alteri, ma in realtà vorrebbero avere amici e vivere come tutti gli altri. I sociofobi non sono misantropi o timorosi dell’aggressività e della cattiveria altrui, non pensano male degli altri ma solo di se stessi.
L’inizio di questo disturbo risale spesso all’infanzia o all’adolescenza. Una volta apparsa la fobia sociale può durare per anni, talvolta anche per tutta la vita. Fin dall’infanzia si sentono inibiti ed è difficile dire se la loro fobia sia scaturita dall’inibizione o viceversa. In età adulta hanno tendenze ansiose generalizzate e sono spesso demotivati, privi di autostima e demoralizzati, sintomi che ricalcano quelli della depressione.
Alcuni hanno avuto genitori a loro volta timidi e introversi, perciò sono cresciuti in assenza di modelli di socializzazione sufficienti. Altri hanno sofferto di atteggiamenti svalutativi da parte di uno o di entrambi i genitori, con critiche e derisioni continue, per esempio da parte di un padre autoritario che aveva scelto uno dei figli come capro espiatorio o che riponeva in lui aspettative smisurate.
Alcuni, al contrario, sono stati bambini troppo protetti da parte dei genitori, convinti di agire nel loro bene; altri bambini si sono sentiti scoraggiati da un clima troppo adulto, nel quale la loro emotività non poteva esprimersi liberamente e altri ancora sono stati bambini frustrati o per mancanza di affetto o per mancanza di comprensione; ci sono poi quelli che sono stati dominati e soffocati da uno dei genitori ed infine quelli che hanno avuto un padre che, reputandosi molto intelligente, glielo faceva sempre notare.
In conseguenza di tutto ciò si verifica, in età adulta, la permanenza di una visione dicotomica di sé e degli altri: o si è perfetti e geniali (gli altri) o non si è nulla (se stessi). Di conseguenza, nel relazionarsi con gli altri, un tratto comune è il timore di sentirsi rifiutati.

Il counselling e la timidezza 

Attraverso il counselling si arriva a modificare progressivamente i comportamenti e i modi di pensare che scatenano la sofferenza. Il lavoro cognitivo consiste nel fare comprendere al cliente che certe sue convinzioni e certi suoi modi di vedere il mondo e se stesso deformano la realtà procurandogli emozioni dolorose.

Il percorso di liberazione dal disagio consiste dunque nel praticare una“ristrutturazione cognitiva”, consistente in un’accurata analisi delle distorsioni della realtà e delle convinzioni errate che contraddistinguono il cliente nel quotidiano, al fine di raddrizzarle progressivamente. Il cliente è guidato nell’analisi del suo dialogo interiore, dei frammenti di pensiero che lo assalgono: si tratta spesso di pensieri automatici, ragionamenti orientati costantemente verso la propria svalorizzazione.
Generalmente, quando si analizza un’esperienza sociale vissuta dal cliente, il suo riflesso abituale è quello di fissarsi solo sulla sensazione di ansia o di imbarazzo provata, invece che sugli elementi positivi dell’esperienza. Costringendosi ad analizzare tutti gli aspetti positivi e negativi delle situazioni incontrate, egli può così rimettere in questione le proprie convinzioni. E’ così possibile che queste modifiche prendano campo nella memoria a lungo termine, facilitando pensieri più elastici e un migliore controllo delle emozioni.
Come abbiamo detto, gli evitamenti permettono di sfuggire alle situazioni angoscianti, ma mantengono il cliente nella falsa idea che queste situazioni non possono essere affrontate. Gli si insegna allora ad esporsi a livelli d’ansia crescenti, creando situazioni via via più ansiogene. Appositi giochi di ruolo consentono di acquisire nuove tecniche di affermazioni di sé. I clienti constatano che la loro angoscia non è sempre percepita dagli altri e che ciò non ha conseguenze a lungo termine. Si tratta di un lavoro didesensibilizzazione graduale che probabilmente produce effetti nella memoria emotiva: l’approccio al cambiamento del pensiero negativo è lento ed ha una distanza tale che la mente ha tutto il tempo necessario per abituarsi gradualmente ad associare, alla situazione che incute timore, una reazione emotiva più rilassata.
Il vecchio schema negativo viene in questo modo sostituito con una nuova reazione positiva.
Grazie agli effetti congiunti di questi metodi cognitivi e comportamentali, i progressi a volte sono spettacolari soprattutto quando i clienti acquistano padronanza della tecnica e possono modificare la propria visione del mondo. Gli esercizi di esposizione devono essere ripetuti spesso e a lungo nella vita reale, dato che i vecchi riflessi condizionati e le percezioni negative radicate nel corso di anni non si lasciano scacciare facilmente.
 
Fonte: http://www.chiarasvegliado.it/la-timidezza/ 

venerdì 27 giugno 2014

100 frasi sulla vita che ti aiuteranno a trovare nuove motivazioni

Cento frasi sulla vita che ti daranno nuove motivazioni e ti aiuteranno a essere più positivo.
Flickr.com-Sharon Mollerus
Flickr.com-Sharon Mollerus

1. Cadi sette volte e rialzati otto. Proverbio giapponese

2. La vita non è acquistare e avere, ma dare e essere. Kevin Kruse
3. Non lottare per avere successo, ma per essere di valore. Albert Einstein
4. Ogni bambino è un artista. Il problema è come rimanere artisti quando si cresce. Pablo Picasso
5. È la curiosità che mi fa svegliare alla mattina. Federico Fellini
6. Attribuisco il mio successo a questo: non ho mai cercato scuse. Florence Nightingale
7. Perdi il cento per cento delle occasioni che non sfrutti. Wayne Gretzky


aforismi sulla vita8. Ho sbagliato più di 9.000 tiri nella mia carriera. Ho perso quasi 300 partite. E in 26 occasioni i miei compagni mi hanno affidato il tiro della vittoria, ma non sono riuscito a realizzarlo. Ho fallito tante volte nella mia vita. È per questo motivo che ce l’ho fatta. Michael Jordan
9. Essere determinati nel raggiungere i propri scopi è il punto di partenza di ogni risultato. W. Clement Stone

10. Il passato è un fantasma, il futuro un sogno. Tutto quello che abbiamo è adesso. Bill Cosby

11. La vita è quella cosa che ti succede quando sei impegnato a fare altri piani. John Lennon
12. Diventiamo quello che pensiamo. Earl Nightingale

13. Tra vent’anni sarai più dispiaciuto per le cose che non hai fatto rispetto a quelle che sei riuscito a fare sbagliando. Per questo naviga lontano dai porti sicuri. Esplora, sogna, scopri. Mark Twain
14. La vita è composta per un 10 per cento dalle cose che mi capitano e dal restante 90 per cento dal modo in cui reagisco a esse. Charles Swindoll
15. Il modo più comune in cui le persone rinunciano al loro potere è pensare che non ne abbiano. Alice Walker
16. Dovevo scegliere tra due sentieri: presi quello meno battuto. E questo ha fatto la differenza. Robert Frost
17. L’ottanta per cento del successo è apparenza. Woody Allen

frasi sulla vita18. Il tempo a tua disposizione è limitato, per questo non perderlo vivendo la vita di qualcun altro. Steve Jobs
19. Poche cose possono aiutare una persona più di responsabilizzarla e farle sapere che ci fidiamo di lei. Booker T. Washington

20. Vincere non è tutto, ma voler vincere sì. Vince Lombardi

21. Quando avevo cinque anni, mia madre mi diceva sempre che la felicità è la chiave della vita. Quando sono andato a scuola, mi hanno chiesto cosa volessi diventare da grande. Ho risposto “felice”. Mi dissero che non avevo capito l’esercizio e io risposi che loro non avevano capito la vita. John Lennon
22. Non potrai mai attraversare l’oceano fino a quando non avrai il coraggio di non vedere più la riva. Cristoforo Colombo

23. Non sono un prodotto delle circostanze. Sono un prodotto delle mie decisioni. Stephen Covey

24. Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta. Socrate

25. Ho imparato che le persone dimenticheranno quello che dici e quello che fai, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire. Maya Angelou
26. Siate felici. E se la felicità sembra scordarsi di voi, voi non vi dimenticate della felicità. Roberto Benigni
27. Tutto quello che puoi fare, o sognare di farlo, inizialo. L’audacia racchiude genio, potenza e magia. Johann Wolfgang von Goethe
28. Tutto ciò che la mente può concepire e credere, un uomo può realizzarlo. Napoleon Hill

29. I due giorni più importanti della vita sono quello in cui sei nato e quello in cui capisci perché. Mark Twain
30. La gente spesso dice che le motivazioni non durano per sempre. Neanche i benefici di un bagno. È per questo che consiglio di farlo ogni giorno. Zig Ziglar
31. La soddisfazione consiste nella libertà dalla paura, che è l’elemento positivo della vita. Arthur Schopenhauer

32. La gioia è una rete di amore attraverso la quale puoi catturare anime. Madre Teresa
33. La vita si restringe o si espande in proporzione al coraggio di ognuno. Anais Nin

34. Diventare l’uomo più ricco del cimitero non ha importanza per me. Quello che conta sul serio è poter dire tutte le sere di avere fatto qualcosa di meraviglioso. Steve Jobs

35. Se senti una voce dentro di te che dice “non puoi dipingere”, allora non hai altro da fare che dedicarti alla pittura con tutto te stesso: quella voce sarà messa a tacere. Vincent Van Gogh

36. C’è solo un modo per evitare le critiche: non fare nulla, non dire nulla e non essere nulla. Aristotele
37. L’unica persona che sei destinato a diventare è la persona che tu decidi di essere. Ralph Waldo Emerson
38. La mente è tutto. Quello che pensi diventerai. Buddha
39. Segui con fiducia la direzione dei tuoi sogni. Vivi la vita che hai immaginato. Henry David Thoreau
40. Quando mi troverò davanti a Dio alla fine della mia vita, spero che non avrò sprecato neanche una briciola di talento e potrò dire che ho usato tutto quello che mi ha dato. Erma Bombeck
41. Ci sono cose che catturano la tua vista, ma segui soltanto quelle che catturano il tuo cuore. Vecchio proverbio indiano
42. Credi che puoi farcela e sei già a metà strada. Theodore Roosevelt
43. Il miglior momento per piantare un albero era vent’anni fa. Il secondo migliore è adesso. Proverbio cinese

44. Tutto quello che hai sempre voluto si trova dall’altra parte della paura. George Addair

 

45. Inizia dove sei. Utilizza quello che hai. Fai quello che puoi. Arthur Ashe
46. La verità è che tu non sai cosa succederà domani. La vita è un viaggio pazzo, e niente è sicuro. Eminem
47. Quando una porta di felicità si chiude, se ne apre un’altra, ma spesso ci soffermiamo così a lungo sulla porta chiusa che non vediamo quella che si è aperta per noi. Helen Keller
48. Il cambiamento è una legge della vita. E quelli che guardano solo al passato o pensano solo al presente sono certi di perdersi il futuro. John F. Kennedy
49. La bellezza è in tutto, ma non tutti possono vederla. Confucio
50. La vita non si misura attraverso il numero di respiri che facciamo, ma attraverso i momenti che ci lasciano senza respiro. Maya Angelou

Frasi sulla vita, seconda parte

51. La felicità non è qualcosa di pronto per l’uso. Proviene dalle nostre azioni. Dalai Lama
52. Se qualcuno ti offre un posto su una navicella spaziale, non chiedere quale posto avrai: prendilo e basta. Sheryl Sandberg
53. Primo: trova un chiaro e definito ideale, un obiettivo, uno scopo. Secondo: trova gli strumenti necessari per raggiungere i tuoi scopi come energie, denaro, materiali e metodi. Terzo: combina tutti questi strumenti per arrivare alla fine. Aristotele
54. Se il vento non ti aiuta, usa i remi. Proverbio latino
55. Se non ti arrampichi, non puoi cadere. Ma vivere tutta la vita sul terreno non ti darà gioia. Sconosciuto
56. Dobbiamo credere che ci è stato dato un dono per qualcosa, e questa cosa, a qualsiasi costo, deve essere conquistata. Marie Curie
57. Le sfide rendono la vita interessante e vincerle è quello che dà significato alle nostre esistenze. Joshua J. Marine
58. Se vuoi sollevare te stesso, solleva qualcun altro. Booker T. Washington
59. Apri gli occhi, guardati dentro. Sei soddisfatto della vita che stai vivendo? Bob Marley

60. Sono stato impressionato dall’urgenza del fare. Sapere non è abbastanza, dobbiamo agire. Avere ottime intenzioni non basta, dobbiamo fare. Leonardo da Vinci

61. Le limitazioni vivono soltanto nella nostra mente. Ma se usiamo la nostra immaginazione, le possibilità diventano senza limiti. Jamie Paolinetti
62. Prendi la vita nelle tue mani e cosa succede? Una cosa terribile, nessuno da incolpare. Erica Jong
63. Cos’è il denaro? Un uomo ha successo se si alza la mattina e va a dormire la sera, e nell’intervallo tra queste due cose fa quello che desidera. Bob Dylan
64. Non ho sbagliato l’esame. Ho solo trovato cento modi di farlo in maniera sbagliata. Benjamin Franklin
65. Se vuoi farcela, i tuoi desideri di successo dovrebbero essere più grandi della tua paura di fallire. Bill Cosby

66. Una persona che non ha mai commesso un errore non ha mai provato qualcosa di nuovo. Albert Einstein