lunedì 15 agosto 2016

Conosci te stesso

Conosci te stesso

"Conosci te stesso" è il fulcro di ogni vera trasformazione e crescita personale: anche se crediamo di conoscerci, in realtà conosciamo solo lo strato più superficiale del nostro essere - l'ego - fatto di abitudini meccaniche, di maschere e corazze, di credenze inculcateci da altri.

Se non abbiamo intrapreso un percorso di auto-conoscenza, al massimo riusciamo ad essere coscienti della nostra parte razionale, mentre poco o niente sappiamo circa le sensazioni, le emozioni, i sentimenti e molti altri aspetti che appartengono al nostro lato "irrazionale”.

Conoscersi davvero vuol dire mettersi in discussione e liberarsi da incrostazioni e apparenze, da condizionamenti e vincoli socioculturali che limitano il fiorire della propria individualità, così da poter contattare il nucleo più profondo del nostro essere.
Man mano che ciò avviene comprendiamo chi siamo veramente e che cosa vogliamo dalla vita, quali sono le nostre potenzialità e come possiamo svilupparle, incrementando la possibilità di intessere relazioni creative, fluide e reciprocamente soddisfacenti con altri esseri umani.

Si tratta di un processo rieducativo che non viene imposto da alcuna organizzazione o istituzione, ma liberamente scelto da coloro che non si riconoscono più nei limiti della vecchia cultura e desiderano risvegliare il proprio essere nella sua globalità

Per coloro che stanno iniziando un cammino di conoscenza e autoeducazione sono consigliabili letture o seminari, per poi proseguire, rielaborando personalmente quanto appreso.
✨✨ Tutto, gradualmente, va sperimentato nella vita quotidiana.
Vi amo anche oggi, rappresentate la parte integrante di quell'unico organismo che qualcuno chiama Dio ed altri Anima, ma è pur sempre Vita. Lunga Vita e immensa felicità 


La pazienza… sul sentiero


Una delle cose più difficili da sviluppare sul sentiero è la pazienza.
Io poi non so cosa sia la pazienza: sono nata di sette mesi, nel segno dei gemelli, la fretta è uno dei miei problemi.
 

Teoricamente è chiaro, a me e in genere a tutti, che avere fretta è controproducente e superficiale, ma nel momento in cui si vive la pulsione, l’automatismo “tutto e subito” prevale e scioglie ogni possibile comprensione. Infatti, la fretta, è uno dei veri nemici della comunicazione: ci si parla sopra gli uni con gli altri, oppure, peggio ancora, non si lascia finire gli altri di parlare, pensando di aver capito ciò che l’altro ci vuole dire. Peccato che l’altro, spesso, voleva dirci altro rispetto alle nostre affrettate conclusioni…
 

La fretta rovina i rapporti con gli altri, ma in primis ci tiene lontani da noi stessi.
La fretta mi divincola da quello che l’altro, che funge da ”strumento” spirituale per la mia evoluzione, mi può mostrare e che spesso non voglio vedere, sia in positivo che in negativo.
 

L’altro non ci mostra solo ciò che nascondiamo (e lui, lo fa pure con tanta nonchalance!!), ma potrebbe, salvo percorsi frettolosi e fuggitivi della nostra personalità, farci sentire tutta la tenerezza che boicottiamo, la compassione che divampa come un fuoco nei nostri cuori e che ci fa smettere di giudicare l’altro e la sua sofferenza. La fretta, spesso, è la maschera del giudizio.
La fretta ci lascia, con piacere distorto, nella nostra solitudine.
 

La fretta può essere definita agli antipodi della pazienza all’interno della nostra coscienza.
La persona paziente (non lenta!!), si avvicina alla vita dell’altro con rispetto per la sua unicità e per il suo dolore, coglie tutte le sfumature che la vita di questa persona ha creato nell’arcobaleno della sua personalità, ne gusta i colori, e si può permettere, con estrema delicatezza, di polarizzare la coscienza dell’altro sulle frequenze vive e armoniche della sua parte più bella.
La persona paziente ha sofferto, ha rughe forti che le solcano il cuore, ma ha il coraggio di stare nella vita, e la attraversa a testa alta. Il vero terapeuta ha gli occhi della pazienza, occhi come stelle che ti dicono: “respira, so che cosa provi, io ti capisco”.
La vera pazienza, che non è, come ho già detto, lentezza o apatia, ma una vera presenza nella vita.
 

Ora, rispetto ad un tempo, ho meno fretta, ho visto negli altri tante volte me stessa, e ancora li vedo e mi rendo conto di quanta tenerezza ho perso per strada, di quanto la mia personalità ha cercato, invano, di evitare il dolore, e ha creato vie illusorie, secondarie e più frettolose.
 

Ora rallento, sbaglio ugualmente certo, ma rallento, e ascolto i miei demoni che si divincolano alla frequenza forte della pazienza; non mi risparmio dal comprendere e dall’avere pazienza con me stessa e perdonarmi.
 

Per essere dei terapeuti non serve conoscere lo scibile umano, o avere poteri spirituali innati.
Il vero terapeuta ti guarda con pazienza e compassione e vede sé stesso…